http://www.newtuscia.it/2016/09/22/lultimo-sellaio-della-maremma/
Elisabetta Lupetti e Massimo Salvati sulla porta del laboratorio "Arte del Cuoio" nel centro storico di Montalto di Castro
Nell’epoca degli hi-phone super tecnologici che volendo ci
fanno la spesa e il pranzo, oggi vi vogliamo parlare di un artigiano di
Montalto di Castro in provincia di Viterbo in piena Maremma, Massimo Salvati,
appunto l’ultimo sellaio, lo troviamo in una botteguccia in cui il tempo
davvero si è fermato e come si vede nelle foto stavolta non è un modo di
dire. Nel bellissimo ma abbandonato
centro storico della cittadina castrense è l’unica attività funzionante, mi
piange il cuore passando per quei vicoli tipici e vedere una sequela di porte
chiuse, finestre cadenti e tanti segni di uno splendore che si possono cogliere
osservando alcuni particolari, per esempio stemmi incastonati nel muro o inseriti
nelle grate in ferro battuto di cancelli o finestre, occhielli per legare i
cavalli e tante piccole cose che ci parlano di butteri e vergari che ruotavano
intorno al Castello Guglielmi, la famiglia nobile che tanto ha dato e preso da
queste terre fino dalla notte dei tempi. Massimo da diversi decenni insiste
tenace con la sua arte, rigorosamente e completamente a mano costruisce selle
del tipo viterbese, la bardella che i butteri ancora usano nel loro lavoro di
guida del bestiame brado, gli stivali, i cosciali o le bisacce, termini che per
molti saranno sconosciuti ma che sono indispensabili per vivere il duro
ambiente della Maremma, ma non mancano le borsette dal taglio rustico ma
deliziose nell’insieme e le scarpe su misura in fior di cuoio, infatti l’arte
del sellaio parte dalla scelta dei materiali, colore, consistenza, spessore e
le altre caratteristiche che fanno di ogni briglia o sella un pezzo unico e
irripetibile, da non dimenticare a volte su misura per il cavallo, la razza
maremmana del resto ha subìto molte
variazioni, miglioramenti per l’uso sportivo e adattamenti estetici per stare
“nel mercato” pur restando un cavallo rustico e resistente al lavoro per cui è stato selezionato,
sbrancare vitelli o recuperare le possenti vacche maremmane che si allontanano
dal branco o minacciose si fermano nella radura a fissare buttero e cavallo
nell’eterna sfida per la libertà, non dimentichiamo che sia le vacche che i
cavalli della razza maremmana sono allevati allo stato brado, cioè in grandi
spazi aperti e di macchia mediterranea recintati, senza alcun riparo, per
questo ancora esistono i butteri, questi guardiani del bestiame ma anche della
fiera tradizione maremmana. Ma tornando al nostro amico Massimo, siamo rimasti affascinati
dalla sua arte e dal coraggio con cui continua il suo lavoro partecipando alle
maggiori fiere del settore e godendo quasi esclusivamente del “passaparola”
quella pubblicità non ingannevole che solo le eccellenze possono affrontare in
quel difficile mondo dell’equitazione ormai anch’esso ampiamente
rappresentato nel web, ma che non
intaccherà mai il vero artigianato. Purtroppo l’unica nota dolente di questo
racconto è la desolazione di questo bel centro storico, che dire bello è
davvero sminuirlo, completamente abbandonato ma con un fascino d’altri tempi,
gli odori, i colori e le case di chi ci vive, ben curate, piene di fiori alle
finestre che trasmettono l’amore per il luogo e la passione per questa terra,
la Maremma.
Paolo Settimelli e Elisabetta Lupetti
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